La ricerca e le tecnologie spaziali come leva per migliorare la vita quotidiana e lo sviluppo sostenibile, pace compresa. Intervista alla astrofisica Simonetta Di Pippo

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Articolo di martedì 7 febbraio 2023
Protagonisti
Simonetta Di Pippo
Autrice
Laura Bajardelli
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Dai tradizionali ambiti di difesa e sicurezza fino alla Pace e alla lotta al cambiamento climatico e alla disparità di genere, con evidenti enormi potenzialità economiche.

Negli ultimi anni lo spazio è tornato ad essere un argomento di attualità persino sui media generalisti, nei quali prevalgono le suggestioni legate al turismo spaziale e al desiderio di conoscenza di mondi lontani. Aleggiano però ancora le solite classiche domande retoriche: Perché si spendono tanti soldi per lo spazio, quando sulla Terra abbiamo ancora problemi irrisolti? Siamo già andati sulla Luna, a che serve andare su Marte?

Dagli anni ‘50 i viaggi extra-atmosferici ci hanno portato non solo conoscenze più approfondite sull’Universo ma anche moltissimi vantaggi in termini di materiali, tecnologie, esperienze, software e applicazioni frutto della ricerca spaziale, entrando a far parte della nostra più banale quotidianità: dall’abbigliamento per proteggerci dalle temperature calde e fredde, ai Gps e agli smartphone, dai satelliti per guardare la TV alla risonanza magnetica o alla miniaturizzazione di hardware e componenti fino alla microchirurgia. Grazie al progresso tecnologico, le opportunità sono sempre maggiori, tra queste anche il turismo spaziale o lo sfruttamento di nuove materie prime presenti sugli asteroidi e pianeti minori.

In sintesi: le attività legate allo spazio hanno importanti e molteplici ricadute anche sulle attività sulla Terra, e i ritorni economici, sociali e ambientali sono maggiori dell’investimento.

Per approfondire questi temi abbiamo posto alcune domande alla astrofisica Simonetta Di Pippo, una celebrità internazionale in campo spaziale e scientifico, basti pensare che hanno dato il suo nome a un asteroide!


Il lancio del satellite sovietico Sputnik nel 1957 ha segnato la nascita dell'era spaziale e anche della space economy (o space based economy). Lei è convinta che la ricerca e tutte le attività riconducibili allo spazio – appunto la cosiddetta Space Economy - abbiano un impatto fondamentale anche sulla vita quotidiana terrestre, non solo quindi per la ricerca tecnologica e scientifica, contribuendo anche al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Vuole spiegarci prima di tutto cos’è la Space Economy concretamente?

L’OCSE - l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) ha definito la space economy come l’insieme delle attività e dell’uso delle risorse spaziali che creano valore e benefici per l’umanità nel corso dell’esplorazione, comprensione, gestione e utilizzo dello spazio. Concretamente: La space economy va ben oltre il settore spaziale in senso stretto perché copre dalla Ricerca & Sviluppo (R&S) e dalla realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti, come i lanciatori e i satelliti, e arriva fino alla generazione di prodotti e servizi, il che include i servizi di telecomunicazioni, di navigazione e posizionamento, e l’analisi di dati che derivano dai satelliti, fornendo nuovi beni e servizi, o servizi di monitoraggio ambientale e previsione meteo. Include anche una molteplicità di prodotti trasversali a più settori, come le apparecchiature radar e/o di comunicazione e moltissimi settori che con lo spazio sembrerebbero non avere nulla a che fare, ma che usando ricerche, dati e infrastrutture e materiali spaziali possono portare benefici per l’umanità e migliorare la qualita della vita sulla Terra.


Focalizziamoci sullo sviluppo sostenibile: su quali obiettivi dell’Agenda 2030 c’è convergenza con la space economy?

Vado in scia con la citazione del satellite Sputnik, con un esempio concreto dal comparto satellitare: l’osservazione della terra attraverso i satelliti permette ad esempio di raccogliere una grande quantità di dati utili per studiare i cambiamenti climatici, e sviluppare nuovi servizi per l’agricoltura e la prevenzione dei disastri ambientali. La navigazione satellitare, che permette la localizzazione della posizione, apre opportunità di sviluppo per alcuni servizi nell’ambito dei trasporti, della logistica e anche delle assicurazioni. Potrei citare anche l’Agri-food e la ricerca volta al mitigamento del cambiamento climatico, e lo sviluppo dell’agricoltura 4.0, l’utilizzo cioè dei dati satellitari per una migliore gestione delle risorse e una maggiore resa delle coltivazioni. Sempre in tema ambientale, anche nei sistemi di propulsione si cercano soluzioni green, sfruttando nuove tecnologie e/o cercando nuove risorse attraverso le esplorazioni spaziali.

Vorrei citare anche un altro esempio, che in passato poteva sembrare pura fantascienza: tramite le esplorazioni spaziali si ricercano anche nuove risorse, con l’idea, in una visione più “alta” di provare a salvaguardare il nostro pianeta, e dall’altra di trarre vantaggi economici con la scoperta di nuove fonti di materie prime. Parlo per esempio del progetto ARTEMIS, che prevede la realizzazione di una base stabile sulla Luna, o lo sfruttamento di materiali provenienti da asteroidi.


Il trattato sullo Spazio del 1967 stabilisce che lo Spazio e la Luna sono province comuni dell’umanità, una delle importanti conquiste della diplomazia è stata proprio che lo spazio rimanesse neutro. Ma sulla Terra, da un anno la guerra è tornata ai confini dell’Europa ed in altre parti del pianeta sembra non essere mai andata via. E scenari minacciosi sembrano gettare un’ombra sinistra sul futuro. Mi rivolgo all’astro-diplomatica: cosa può fare lo spazio per la pace? E le enormi potenzialità economiche della Space Economy non potrebbero generare in futuro nuovi conflitti sulla Terra?

A partire dagli inizi del ‘900 e fino agli inizi degli anni ’70 la Space Economy ha visto la contrapposizione di due grandi potenze, Stati Uniti ed ex-Unione Sovietica, che hanno utilizzato la corsa allo Spazio per affermarsi geopoliticamente. Successivamente, abbiamo visto l’ingresso di nuovi Paesi e anche operatori privati con finalità commerciali. E abbiamo assistito alla crescente collaborazione internazionale che ha reso possibili molte missioni spaziali coinvolgendo Paesi diversi tra loro sia dal punto di vista istituzionale che culturale. Sulla Stazione spaziale internazionale astronauti di diversa nazionalità sono dipendenti l’uno dall’altro e la cooperazione è fondamentale per la loro stessa sopravvivenza. Per esperienza diretta posso affermare che lo spazio è un importante strumento di diplomazia, soprattutto preventiva, nella quale credo molto. Si è utilizzato il canale di comunicazione attivo per le esplorazioni spaziali anche per parlare di ciò che accade sulla terra. lo strumento della space diplomacy andrebbe usato al massimo delle sue potenzialità, soprattutto in questo momento. È inevitabile domandarsi, a proposito di visione di medio-lungo termine, da un lato come la guerra si rifletterà oltre l’atmosfera, dall’altro come le possibilità di ricerca e sfruttamento di nuovi materiali possa portare e cosa possiamo e dobbiamo fare per evitare che lo spazio extra-atmosferico torni ad essere un luogo di competizione e sviluppare elementi conflittuali, senza possibilità di cooperazione. Non possiamo escludere che ci saranno nuovi equilibri geopolitici e che sarà necessario un rinnovato framework normativo per evitare che la conquista dello spazio inneschi altre tensioni bloccando lo sviluppo a svantaggio di tutta l’umanità. Comunque, il mio motto è “Always positive”.


È naturale l’associazione di pensiero con un altro motto: “Responsible Space for Sustainability, scelto dal 75° Congresso Astronautico Internazionale che si terrà a Milano nel 2024. Un’opportunità importante, cosa ne pensa?

Sì, ho creduto molto fin dall’inizio in questa opportunità per Milano, per l’Italia, anche per rinforzare l’autostima del sistema Paese: l’Italia, con 3.083 milioni di euro in tre anni, è il terzo contribuente della European Space Agency dopo la Francia e la Germania. In totale, includendo anche il contributo del PNRR, siamo a circa 7 miliardi di investimenti nel settore. L'Italia inoltre risulta al quinto posto nel mondo per numero di brevetti depositati, al settimo per investimenti pubblici in percentuale sul PIL e al quarto per il commercio di tecnologie spaziali Per la Space economy italiana il 2022 è stato l’anno del consolidamento, in cui si sono poste le basi per il decollo dei prossimi anni. Tornando al motto, del Congresso del 2024 che possiamo tradurre in “congresso per un uso pacifico e sostenibile dell’ambiente spaziale” è sfidante. La collaborazione internazionale è indispensabile per mantenere un uso pacifico dello spazio a beneficio della nostra e delle future generazioni, richiede diplomazia e capacità di guardare al di là dei confini terrestri. Anche pensare fuori dagli schemi è un elemento utile, e possono contribuirvi anche persone con background diversi, come possono esserlo i giovani e le donne e i Paesi in via di Sviluppo.


La sua scelta di tornare in Italia e di sviluppare lo Space Economy Evolution Lab, di SDA Bocconi è un vero e proprio investimento sui giovani. Vorrei approfondire il tema delle donne nella scienza e nello spazio, visto che si celebra proprio l’11 febbraio per sfatare i miti, sconfiggere i pregiudizi, superare gli stereotipi, accelerare il progresso promuovendo iniziative per favorire la piena parità di genere nelle scienze. Spesso la richiesta di parità viene vista - o così per alcuni può essere comodo che venga vista - come una rivendicazione di una parte verso l’altra. Inevitabilmente si scatenano le tifoserie. Cosa ne pensa?

Sono convinta che se si vuole una squadra vincente occorre guardare al merito e non al genere e più ampia è la possibilità di scelta meglio è. Per questo escludere metà dei talenti, lasciandoli come dico sempre in panchina o negli spogliatoi, non sarebbe una scelta vincente, per di più se gli altri concorrenti non si pongono questo limite. E le donne così come i giovani devono capire che se è normale aver paura di non farcela, non è accettabile tirarsi indietro per la paura di perdere. Ovviamente se si resta fuori dal campo e non si gioca, la partita è persa in partenza. Ma è persa per l’intera squadra. L’esperienza delle missioni spaziali dimostra che si può raggiungere il successo molto più facilmente se gli equipaggi sono composti da personale di entrambi i generi. Certo, se guardiamo i numeri vediamo che in Italia, come in Europa, i pregiudizi sono ancora radicati. Per questo nel 2009 ho fondato Women in Aerospace-Europe insieme a Claudia Kessler, una collega tedesca, che ha lo scopo di promuovere la leadership femminile nel settore dell'aerospazio e in genere creare le condizioni affinché i talenti vengano alla ribalta, indipendentemente dal genere. L’associazione è un punto di riferimento per le aziende e la forza lavoro del settore in Europa, senza distinzioni. Ho lasciato il ruolo attivo di Presidente nel 2016 per poi assumere la carica di presidente onorario, e sono orgogliosa della creatura, ma sarò ancora più felice quando la potremo chiudere per aver raggiunto i risultati che ci eravamo prefissati. Anche questo lo ripeto spesso, il successo di questa iniziativa e’ legato al momento in cui avra’ esaurito il suo compito.


Ringrazio Simonetta Di Pippo per la sua disponibilità e per la sua chiarezza nello spiegare e soprattutto per l’entusiasmo che la anima. Cerchiamo di tenere tutti a mente il suo motto “Always positive” e se vogliamo approfondire, consiglio il libro “Space Economy: la nuova frontiera dello sviluppo” di Simonetta Di Pippo Edizioni Egea.

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