John Lennon - Yoko Ono oggi: nuova vita di lei a 90 anni, con la consapevolezza dell’”Effetto Yoko Ono”

Articolo di lunedì 23 gennaio 2023
Protagonisti
Yoko Ono
Autrice
Laura Bajardelli
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Lo spettacolo “La bambina dell'oceano mi chiama” riaccende le luci sulla musica e le parole di Yoko Ono, artista completa

Yoko Ono ci stupisce ancora e a 90 anni decide di cambiare vita, lasciando anche il famigerato storico appartamento condiviso con John Lennon. E soprattutto si prende la meritata rivincita sui detrattori. Il nuovo concerto-spettacolo dell’artista e performer Dome Bulfaro è liberamente tratto da testi e dalla storia di John Lennon e Yoko Ono, il titolo stesso è la traduzione del nome di lei.

A distanza di decenni, la canzone Imagine è ancora molto popolare e suonata, l’amore viscerale e chiacchieratissimo tra John Lennon e Yoko Ono e il trauma personale e sociale dopo lo scioglimento dei Beatles ancora appassionano e accendono gli schieramenti. Negli ultimi anni la novità è la consapevolezza del ruolo artistico di Yoko Ono (dopo più di trent’anni è stata ufficialmente riconosciuta co-autrice di Imagine) e di quanto invece fosse pretestuoso addossarle la colpa dello scioglimento dei Fab four, tanto che c’è chi azzarda la definizione di un vero e proprio “effetto Yoko Ono”.

E tutto questo lo troviamo nella prova in studio di quello che potrebbe diventare un nuovo spettacolo-performance del poeta e artista Dome Bulfaro e del pianista argentino Hernan Fassa, che hanno rivisitato le canzoni e le poesie di Lennon e Ono, conferendo alle parole il massimo fuoco politico e artistico, attraverso interpretazioni che sorprendono per la capacità di coniugare il racconto delle storie con l’improvvisazione musicale-performativa, la riflessione profonda con il divertimento.

Complice il fatto che lo spettacolo sia ancora una prova tecnica eseguita nello studio dell’artista, in un batter d’occhio è stato facile farsi trasportare con l’immaginazione nei studi di Abbey Road o nella casa di Lennon e Yoko Ono; la prova di Bulfaro e Fassa accende l’immaginazione, elettrizza le emozioni e incendia le parole della produzione artistica di LennOno, per usare un neologismo.

Afferma il performer Dome Bulfaro “se i sogni di rivoluzionare in meglio il mondo sono appassiti con l’assassinio di Lennon, al contrario “la bambina dell'oceano mi chiama” è uno spettacolo che ci dimostra quanto la storia di “John & Yoko”, come le loro canzoni & poesie, possano nuovamente far fiorire il nettare con cui costruire e nutrire un mondo migliore”.

E così lo spettacolo fa rivivere la storia personale di John Lennon e Yoko Ono e il loro connubio artistico e la loro volontà di risvegliare le coscienze sulla guerra e portare la pace, utilizzando la loro influenza e la loro notorietà, talvolta provocando attraverso linguaggi e performance forse troppo innovativi per una società ancora legata ai valori tradizionali, con i sit-in effettuati dal loro letto dando luogo ai bed-in; forte anche il racconto dell’amicizia, le incomprensioni e la lite con Paul McCartney e la rasserenante riappacificazione, sia dal punto di vista personale che di collaborazione artistica. E un focus importante sulla figura di lei, sopravvissuta al dramma personale e collettivo, artista ormai affermata che solo nel 2017 è riuscita ad ottenere il riconoscimento come co-autrice di Imagine, anche grazie alle ammissioni di John, che quando era ancora in vita aveva rivelato come l’ispirazione e molte parole e versi della canzone fossero tratti da una raccolta di poesie di lei, dal titolo Grapefruit, dedicato al potere dell’immaginazione.

Nell’immaginario collettivo, a distanza di decenni, per molti lei però è ancora e prima di tutto la causa dello scioglimento dei Beatles. Perché succede? Perché per gli esseri umani è più tranquillizzante pensare che una situazione di perfetto equilibrio possa rompersi solo per interventi esterni. Vale per i Beatles, per i Pooh, per Elvis Presley e il suo clan. E potremmo citare anche casi remoti e leggendari come Ginevra e i cavalieri della tavola rotonda, l’esotica Cleopatra o la capricciosa Maria Antonietta, o altri recentissimi che riguardano persino una famiglia reale. Tutti accomunati dall’attribuire a una donna le colpe o il potere di far perdere il senno e quindi rompere un equilibrio che sembrava perfetto ma in realtà è sottile come il ghiaccio sull’acqua. Se tutte le colpe fossero attribuibili a una donna verrebbe da pensare che gli altri attori più che protagonisti siano comparse, nemmeno comprimari…

Come evitare l’effetto Yoko Ono? Seguendo i suggerimenti dell’Agenda 2030 e in particolare l’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 5, “Parità di genere - Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze”, che suggeriscono ai media di comunicare l’impatto dannoso della rappresentazione della donna come essere inferiore, meno intelligente e incompetente rispetto all’uomo. Non solo: come la storia ci insegna, questo modello è superato anche da un’analisi più profonda della realtà. Spesso meno comoda e confortevole.

Per la vera parità di genere è necessaria un’alleanza tra uomini e donne, come John e Yoko. Questo è per me il vero significato dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.

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